Suonare News - aprile 2008
IL CD DEL MESE
TRAVOLTI DA UNA SPLENDIDA "FOLLIA"
Partiamo da un fatto non secondario. L'Oiseau Lyre, ovvero un'etichetta di prestigio storico, e all'avanguardia nella proposta filologica del repertorio preclassico, ammette nel suo catalogo una nuova edizione della della più avveniristica raccolta strumentale di Corelli. E si affida a un violinista italiano che dopo aver vinto dieci anni fa il Concorso "Paganini", s'è dedicato con crescente impegno al repertorio pre-paganiniano. La bellezza folgorante di questa lettura dell'Opera V è un esito che non lascia dubbi sulla qualità del lavoro di preparazione e sull'estro esecutivo poi messo in gioco dall'interprete. Raramente si è avuto l'impressione di un allineamento perfetto tra potenzialità della pagina musicale, ambizioni d'autore, clima cultuale d'origine e intuizioni di virtuosismo strumentale di là da venire (senza forzature stilistiche, comunque). La ricchezza della linea esecutiva di Angeleri, al di qua della pirotecnìa violinistica che ha modo di manifestarsi in pienezza assoluta nella vorticante serie di variazioni sulla "Follia" messe a conclusione del ciclo, si impone per sapienza poetica e attendibilità. Le stesse variazioni sono sbrogliate con inventiva coloristica ammirevole, con adeguata varietà di umori e di soluzioni strumentali, ma non smarrendo la linea musicale né dando l'impressione di compiacimenti esecutivi. Ancor più rilevante, seppure magari più sofisticato da intendere è il campionario di "affetti" messo in gioco nelle Sonate vere e proprie. La fantasia e il piglio soavemente barocco di Angeleri non sono autoreferenziali anche in questo caso; nel senso che l'impianto esecutivo si manifesta come frutto di un dialogo - fitto e particolarmente fecondo - con i due bravissimi "continuisti", da cui vengono suggerimenti espressivi non meno vividi e richieste esaudite di comunicazione musicale. L'idea di aristocratico colloquio domina la lettura del capolavoro di Corelli: tanto più il violino entra in rapporto dialettico col basso continuo - bastano pochi tocchi per farlo sentire acceso - tanto più, come per miracolo (per grazia corelliana, s'intende), rifulge la sua limpida vocazione solistica. E quella, altrettanto schietta di Angeleri.
Angelo Foletto |
|
Amadeus - maggio 2008
Su un violino Jacob Stainer del 1674 che duetta con un violoncello Gio; Batt. Grancino del 1702 e con clavicembalo italiano della fine del XVII secolo, apprezziamo un bellissimo Corelli. Non sempre si ascolta un basso continuo che, più che accompagnare, dialoga con l'arco solista: qui accade.Non spesso si percepisce un'autentica vocazione narrativa nelle Sonate a violino e violone o cembalo op. V del gran maestro "da Fusignano, detto il bolognese": qui succede. E' questione di strumenti d'epoca, certo. Ma soprattutto è questione di come quegli antichi esemplari vengono fatti suonare. E qui non c'è che dire: chapeau a Giovanni Angeleri, trionfatore del Paganini di Genova 1997 - Amadeus ha pubblicato la sua incisione dei Concerti di Paganini - capace di passare dallo strumento moderno a quello d'epoca con disinvoltura e proprietà stilistica. Assieme al violoncello mirabolante di Giancarlo Trimboli (eccellente "spalla" nelle virtuosistiche Variazioni sulla Follia) e al ricco cembalo di Franco Angeleri, il violinista entra nel merito dell'oratoria corelliana con suoni tersi ma dinamicamente sfaccettati, ritmiche mosse anche all'interno di note di egual valore e cesure, "respiri" propri della retorica del tempo. Aspetti che rendono preziosa questa cesellata interpretazione della celebre raccolta di Sonate da chiesa e da camera, raramente sentita così avvincente e turgida di affetti.
Nicoletta Sguben |
|
MUSICA - luglio/agosto 2008
Il violinista Giovanni Angeleri (vincitore del Concorso Paganini nel 1997) sceglie di interpretare l'Opera V di Corelli nell'edizione Roger del 1710, quella caratterizzata da una messe ampia di diminuzioni e fioriture. E già nel primo Grave della Sonata n. 1 si sente un fraseggio arricchito da respiri pronunciati che assecondano un'agogica flessibile, capace di porre in rilievo le cascate di note che contraddistinguono questi movimenti inroduttivi. Altrettanto apprezzabile poi è l'abbondanza di microdinamiche nel contesto di un suono incisivo e rotondo. Molto suggestivo l'Adagio della Sonata n. 3, caratterizzato dalla presenza di intriganti messe di voce che creano una profonda spazialità sonora. Nei movimenti mossi colpisce la cavata sempre nitida di Angeleri, frutto di una notevole scioltezza e di di un archetto che scorre con velocità e precisione anche negli accordi e negli arpeggi. Grande nitore sonoro contraddistingue pure la seconda parte dell'incisione, quella delle sonate da camera, in cui Angeleri - ben coadiuvato dal violoncello di Giancarlo Trimboli e dal clavicembalo di Franco Angeleri - trova dei colori delicati ed espressivi che nella splendida chiusura delle Variazioni della Follia fanno pensare a un paesaggista della scuola del Canaletto.
Carlo Bellora |